
Tycho – Simulcast
Con il blocco totale dell’Italia, iniziato ormai più di dieci giorni fa, devo ammettere che mi sono fermato anche io. Stare a casa in maniera forzata potrebbe sembrare il momento migliore per buttarsi a capofitto nell’ascolto di dischi e nella scrittura di recensioni, ma il clima pesante che ci ha avvolto tutti mi ha privato completamente dell’entusiasmo necessario. Riparto ora, mentre fuori c’è il sole, le temperature sono diventate primaverili e la natura sembra non essersi accorta di niente.
A fine Febbraio è uscito “Simulcast” il nuovo disco di Tycho, ma prima di parlarne bisogna fare un piccolo passo indietro. Il precedente lavoro, “Weather” (qui la recensione), è stato pubblicato non più di nove mesi fa e vedeva l’artista virare in maniera piuttosto netta verso lidi più pop e simil-tropical house. La cosa non mi aveva convinto granché, dandomi l’impressione che si fosse, in un certo senso, “venduto” alla musica commerciale.
Ora il nuovo album. Dentro “Simulcast” ci sono otto brani strumentali, cinque sono rivisitazioni dei pezzi contenuti nel precedente lavoro, tre sono esattamente gli stessi.
Ad aprire l’ascolto c’è la title track dello scorso disco, esattamente identica a come era. La cosa disorienta quanto basta, ma bisogna ammettere che unita alla successiva Alright (in passato For How Long) funziona molto bene, dando il via a una sorta di viaggio sonoro lungo quasi trentacinque minuti. In mezzo al flusso, grazie al suo morbido e delicato intrecciarsi di ritmo e melodia, si fa notare Outer Sunset (rielaborazione di Skate), ma non passano inosservate nemmeno le venature synth wave/dream pop di PCH (in origine No Stress) né il malinconico orizzonte desertico costruito da Cypress (la vecchia Japan). A completare l’insieme ci pensano poi Easy e Into The Woods, già gustose a suo tempo e qui riprese identiche a come erano.
Il risultato finale non è entusiasmante, ma sicuramente convince di più rispetto a quello che era stato “Weather”. I dubbi non riguardano tanto la qualità del lavoro, ma piuttosto lo stato di confusione in cui pare sia rimasto intrappolato Tycho. Da una parte intraprende una carriera che guarda maggiormente al pop e al possibile successo commerciale, dall’altra torna indietro, rielaborando gli stessi pezzi e inquadrandoli in un percorso esattamente in linea con quella che è stata la sua discografia fino ad inizio 2019. Insomma, non si capisce dove voglia andare a parare e, di conseguenza, pubblica album di qualità mediocre. Alle volte appaiono come dischi minori rispetto alle ottime pubblicazioni del passato (“Simulcast”), altre volte non arrivano nemmeno alla sufficienza (“Weather”).
(20/03/2020)
Voto: 6,5