Tiny Moving Parts – breathe
Se il mondo fosse un posto dove regnano giustizia ed equità, i pezzi dei Tiny Moving Parts sarebbero cantati da schiere interminabili di adolescenti e loro sarebbero famosi al pari di come lo sono stati i Blink 182 nel momento di loro massimo splendore. Il mondo, però, come sappiamo, non è proprio questo gran posto e loro sono solo uno dei principali nomi della scena emo americana.
Partiti ormai un sacco di anni fa, abbracciando, in parte, anche una forte passione per il math rock e per tutto ciò che è tecnica, hanno sempre costruito un panorama sonoro che riusciva ad essere, allo stesso tempo, maturo ed irresponsabile, triste ma carico di energie positive. Ora, dopo aver lasciato la Triple Crown Records ed essere passati alla più grande Hopeless Records (tra le sue fila anche i Sum 41 e gli Enter Shikari) ritornano con i dieci pezzi di “breathe”. Il nuovo album suona indubbiamente più diretto ed arioso, basti pensare alla fresca ventata di energia che accompagna “The Midwest Sky” o alla perfezione pop della già hit “Medicine”. Non mancano, però, momenti più abrasivi e malinconici (“Icicles (Morning Glow)”, “Polar Bear”), inframmezzati da morbidi pezzi lineari (“Vertebrae”) o, semplicemente, da canzoni dall’animo disteso (la conclusiva “Hallmark”).
Visto nella sua interezza, “breathe” prosegue sulla strada che in parte era già stata intrapresa con “Swell”: la band sta addolcendo il suono, levigando il più possibile le asperità e dosando maggiormente le proprie forze. I brani mantengono il sound tipico della formazione, ma si semplificano nella struttura e nella tecnica, anteponendo l’esperienza all’impulsività punk.
Se dovessi trovare dei difetti a questo lavoro, mi troverei in difficoltà, un po’ perché sono un loro fan, un po’ perché, effettivamente, tutto scorre nel migliore dei modi. Certo, non si raggiungono i livelli qualitativi di “Celebrate”, ma ciò non vuol dire necessariamente che i Tiny Moving Parts abbiano fatto un passo falso.
(22/09/2019)
Voto: 7