
Thom Yorke – Anima
Erano diversi anni ormai che non mi capitava di ascoltare qualcosa realizzato da Thom Yorke, sia che fosse in veste solista, sia che fosse come frontman dei Radiohead. Diciamo che un po’ l’avevo perso di vista, guidato dal personale pregiudizio che non avesse più molto da raccontare e che stesse portando avanti un’estetica sonora ormai piuttosto stanca e ripetitiva.
Con l’uscita di Anima, però, mi sono dovuto ricredere in parte.
Il suo terzo lavoro in solitaria prosegue nella direzione indicata dal precedente Tomorrow’s Modern Boxes, focalizzandosi sempre di più sull’elettronica e discostandosi parecchio sia da quanto realizzato con il suo gruppo principale, sia da quanto realizzato per il Suspiria di Guadagnino.
Le atmosfere sono a tinte scure, ma mai soffocanti o depressive. Ciò che permea l’intero album è un senso di inquietudine e precarietà; si ha l’impressione di essere dispersi nello spazio profondo, in perenne caduta libera, ma con la certezza che non ci sarà mai uno schianto vero e proprio (la copertina è più che esplicativa). Provate ad ascoltare Not The News e vi troverete a camminare in equilibrio sul vuoto infinito (l’intero brano è costruito su impulsi elettronici che vanno e vengono), lasciate andare Dawn Chorus e rimarrete svuotati da ogni possibile emozione, mettete su The Axe e scivolerete in un dolce stato di malessere interiore.
Non tutto però tende all’introversione, ci sono anche il lucido vibrare dell’iniziale Traffic, brano ammiccante dal sinuoso taglio pop e, ad esempio, la pacifica linearità della quasi solare I Am A Very Rude Person.
Le sfaccettature della nostra anima sono molte e Thom Yorke riesce a ritrarle tutte in modo intelligente e spigliato, combinando sapientemente spirito intellettuale e passione pop, classicità e voglia di attualità. Dietro ad ognuno di questi brani c’è molta ricerca e cura (merito anche di Nigel Godrich), ma il risultato finale, invece di apparire pomposo e cerebrale, suona diretto e immediato. Molti artisti, con il passare del tempo, tendono a perdere la vena creativa e a rinchiudersi in sonorità passate, Thom Yorke dimostra di essere di un’altra scuola.
(16/07/2019)
Voto: 7