
The National – I Am Easy To Find
Quando ho scelto di scrivere di I Am Easy To Find, il nuovo album dei National, ho pensato che sarebbe stata una cosa facile, rapida e lineare. Ad ogni nuovo ascolto, però, mi sono accorto che si aggiungevano nuove sfumature, nuovi dettagli, nuove cose su cui valesse la pena soffermarsi.
La prima cosa che mi è saltata all’orecchio sentendo il lavoro è l’intelligente scelta di Matt Berninger di condividere il compito di cantare con un ampio numero di donne dall’ottima voce (Gail Ann Dorsey, Sharon Van Etten, Lisa Hannigan, Mina Tindle e il coro giovanile di Brooklyn). Un po’ perché così si spezza la monotonia della sua voce baritonale, un po’ perché così si riesce a scaldare un album che altrimenti, nel suo insieme, sarebbe risultato ben più freddo.
La seconda cosa che rapidamente si guadagna attenzione è l’ampia gamma di strumenti e di soluzioni sonore che sono state utilizzate. Lasciando andare il disco, infatti, ci si imbatte, ad esempio, nel suono figlio dei REM di Hey Rosey e nell’animo crepuscolare di So Far So Fast (che immediatamente fa pensare ai Sigur Ros). Oppure si può rimanere conquistati dalla luminosa leggerezza di You Had Your Soul With You, dal piglio mistico-religioso di Dust Swirls In Strange Light o, ancora, dalla romantica pensierosità di The Pull Of You.
Infine, come terza caratteristica principale, c’è da notare che l’intero album, nonostante l’eterogeneità dei brani, riesce a caratterizzarsi per una forte coerenza. A legare, infatti, ci pensa non solo la voce di Matt Berninger, ma anche la scelta di appoggiarsi spesso a ritmi cadenzati e di utilizzare toni sempre pacati e mai esagerati.
Dal punto di vista delle critiche, invece, solo un paio di cose disturbano: la scelta di pubblicare sedici brani in una sola volta, dando vita a un disco che supera i sessanta minuti e la scelta di inserire brani dal sapore conclusivo prima dell’effettiva conclusione (con la fastidiosa attesa di un finale che mai arriva veramente).
Nel suo complesso questo ottavo album dei National suona come una determinata dichiarazione di vittoria. Niente di urlato, assolutamente, piuttosto una sobria ed elegante dimostrazione di come la formazione sia ancora sulla cresta dell’onda, sempre pronta a rispondere al futuro con maturità, idee ed ispirazione. Se il precedente Sleep Well Beast mostrava qualche lieve segno di cedimento, quest’opera risulta completa, delicata e monolitica, mettendo a tacere tutte le maldicenze.
(23/05/2019)
Voto: 7,5