Lazzaretto – Sacramento

Lazzaretto – Sacramento
L’elemento che più accomuna i tre componenti dei Lazzaretto (Cosimo Savino, Vittorio Di Lorenzo, Angelo Rosato Fanelli) è il fatto che i progetti in cui in precedenza facevano parte, si sono dimostrati tutti tanto belli quanto effimeri. Gli Ecole Du Ciel di Cosimo Savino, con il loro post rock/emo/post hardcore, hanno pubblicato un paio di ottimi ep (provate a riascoltarvi qui “Heartbeat War Drum”, ad esempio) per poi svanire completamente nel nulla. Angelo Rosato Fanelli, invece, emerso nel 2017 con i Casematte, altro progetto dal notevole potenziale, tornava a sparire dai radar quasi nello stesso anno, con all’attivo niente di più che una manciata di singoli folk/strumentali (li potete trovare qui). Vittorio Di Lorenzo, infine, membro dei LeLand Did It, band pop/elettro che non si riesce a capire se sia ancora attiva o meno, vanta la pubblicazione di un solo album (“Tempo”, 2016, ascoltalo qui).
Premesso, dunque, che temo che anche i Lazzaretto possano sparire in un battito di ciglia, non resta che cogliere l’attimo e godere della bellezza dei cinque brani di “Sacramento”, loro ep di debutto, pubblicato ormai quasi due mesi fa da Dischi Uappissimi.
Il cantato stralunato e quasi annoiato di Orso Polare, accompagnato da un morbido abbraccio fatto di arpeggi, lievi accenni di elettronica e tantissima passione folk, si sviluppa su dinamiche leggermente in crescendo, aprendo il disco ed introducendo lo spirito estivo e spensierato di Castiglione. Il pezzo, al sapore di romantica nostalgia, conquista con la sua composta delicatezza sempre in bilico fra passato e futuro, mentre, in sottofondo, un vociare festante di bambini illumina il percorso tracciato da drum machine, synth e rarefatte note di chitarra. Oh La Là, subito dopo, parte tagliente e nervosa, ma al suo interno nasconde un cuore notturno in cui fragilità emotiva e timidezza la fanno da padrone. La successiva Créatures De La Nuit, invece, trasognata e intorpidita, conquista con le sue svogliate melodie sbilenche, lasciando che a chiudere sia Geremia 1111, canzone elettro pop densa di influenze shoegaze che lascia trasparire tutta la sua forza nel finale, grazie all’ottimo effetto del cantato/gridato.
L’ep d’esordio dei Lazzaretto si fa notare non solo perché suona strutturato e coerente, ma anche perché riesce a mettere insieme un sacco di influenze diverse, trasformando la profonda anima folk che lo caratterizza in un qualcosa che fa dell’attualità e del guardare al futuro il suo punto di forza. In questi cinque pezzi tutto suona strano e leggermente cupo, come se tra le loro pieghe ci fosse qualcosa di torbido e contorto che si vorrebbe raccontare, ma che non si ha la forza di dire. Del resto, risulta davvero difficile pensare di avere di fronte una band semplice e lineare, visto che in copertina ha scelto di mettere l’immagine di un fazzoletto ricamato, la cui storia sta nel fatto che la giovane che l’ha realizzato ha perso la ragione a causa dell’amato mai più tornato (e a cui l’oggetto stesso era dedicato).
(27/07/2021)

Voto: 7,5