Haru Nemuri – Lovetheism

Haru Nemuri – Lovetheism
Se dovessi dirvi come sono arrivato a scoprire Haru Nemuri, non potrei rispondervi altro se non che è tutto nato dal caso. Durante lo scorso autunno, infatti, senza alcun motivo apparente, un’etichetta francese (la Specific Recordings), mi aveva scritto per chiedere se ero intenzionato a fare uno scambio di dischi, legato prevalentemente alla volontà di distribuire anche sul territorio italiano “Insufficient Postage”, l’ultimo ep dei Prune Deer (band di Hong Kong). Io ero nel momento finale di chiusura dell’etichetta, quindi rifiutai l’offerta, ma, allo stesso tempo, ascoltato il disco in questione, ne rimasi molto colpito (tant’è che lo recensii ben volentieri qui). Tra i vari pezzi che componevano il lavoro, ce n’era uno in cui cantava una ragazza giapponese, la quale, sul finale, tirava fuori tutta sé stessa, esplodendo con un’inaspettata voce urlata. Quella ragazza era Haru Nemuri e da quel momento cominciai a cercare cose su di lei, arrivando ai suoi dischi e rimanendone fortemente colpito.
All’attivo dal 2016 e con già un paio di ep alle spalle, Haru Nemuri ha pubblicato il suo primo album, “Haru To Shura”, nel 2018. Il lavoro, combinando basi pre-registrate e cantato (i suoi live si strutturano così), mescolava insieme power pop, punk e hardcore, dando vita a un suono energico e d’impatto, in grado di trovare consensi sia sul territorio nazionale, sia nel resto del mondo.
Passati due anni da quell’ottimo esordio, l’artista aveva in mente di fare un ulteriore passo in avanti: fare uscire un nuovo ep, partire per un tour negli Stati Uniti, partecipare al SXSW. I programmi, però, sono quasi completamente andati a monte a causa della crisi sanitaria che ci sta coinvolgendo tutti.
L’unica cosa che si è salvata da questa tempesta improvvisa è stata la pubblicazione del nuovo ep (anche se avvenuta solamente tramite distribuzione digitale). Il disco si intitola “Lovetheism”, contiene sette brani e, rispetto a quello che era “Haru To Shura”, incomincia a mettere le basi per quello che potrebbe essere un nuovo percorso artistico: non più solo energia e forza emotiva espressa nel più diretto dei modi, ma anche ricerca sonora e cura degli arrangiamenti.
Fanfare, traccia di apertura dell’ep e primo singolo estratto, pare avvicinarsi all’Islanda dei Sigur Ros, sia nel suono (cori, archi, ottoni e molto altro) che nell’immaginario (si veda il video che accompagna il pezzo), mentre la title track, Lovetheism, con il suo piglio marziale ma dall’animo delicato, entra in testa e nel cuore, come un vero e proprio inno e dichiarazione d’amore. Il terzo brano che più emerge dall’insieme è Riot, il quale, collocato in fondo al disco, trascina con il suo spirito luminoso ed esplosivo, carico di solare attitudine punk. I restanti pezzi, invece, più aderenti a quello che era il suono di “Haru To Shura”, sfilano via senza mai deludere: colpisce sicuramente quel “EVERYTHING IS YOUR WORRRRRGRRRRGTRGRGRLLDD” gridato in 愛よりたしかなものなんてない (la traduzione dovrebbe essere “non c’è niente di più affidabile dell’amore”), ma non sono da meno neanche il trascinare di Pink Unicorn e il morbido chiudere della tranquilla e zuccherosa りんごのうた (non ho trovato una traduzione valida).
Molto probabilmente se questo ep fosse uscito in qualsiasi altro momento storico avrebbe fatto il botto. Purtroppo non è andata così e i sette brani di “Lovetheism” si sono un po’ persi tra i meandri di internet (anche se comunque il video di Riot sta serenamente viaggiando verso il milione di visualizzazioni). Per quanto mi riguarda, sono convinto che, passato tutto questo trambusto, Haru Nemuri avrà modo di tornare alla grande, prendendosi i giusti meriti e riconoscimenti, sia per questo lavoro che per la sua musica in generale. Ascoltate i suoi dischi e difficilmente ne rimarrete delusi.
(19/04/2020)

Voto: 7