Fine Before You Came – Forme Complesse

Fine Before You Came – Forme Complesse
Il problema dell’avere dubbi e critiche nei confronti della musica dei Fine Before You Came è che si rischia sempre di passare per dei bastian contrari senza cuore, di quelli incapaci di emozionarsi e di capire la profondità di quanto trasmesso con i loro pezzi. Da ormai diversi anni, però, devo ammettere che faccio davvero fatica ad affezionarmi ai loro lavori. La mia impressione è che siano sempre più chiusi su sé stessi, risultando, in un certo senso, ripetitivi e insipidi, con una parte strumentale spesso molto curata, ma uno sviluppo dei testi, elemento più che fondamentale nella loro musica, sempre meno ispirato e nebuloso. Parte del problema penso che stia sicuramente nel fatto che dopo tre dischi di altissimo livello come “Sfortuna”, “Come Fare A Non Tornare” e “Quassù C’è Quasi Tutto”, sia davvero difficile per chiunque riuscire a proporre materiale nuovo che riesca a mantenere lo stesso standard qualitativo (“Il Numero Sette” ci ha provato, ma secondo me non ci è riuscito). Dall’altro lato, però, sono anche dell’idea che la formazione milanese si sia un po’ seduta, focalizzandosi sul ripetere la stessa formula (rimarcandone alcuni elementi) e accantonando la possibilità di evolvere ulteriormente.
Il loro nuovo disco si intitola “Forme Complesse” e rientra in pieno nell’ottica delineata. Ad aprire il lavoro è Gittana, canzone dai tempi lenti in cui in mezzo alla morbidezza della parte strumentale, guidata dagli accordi di chitarra, dai lontani suoni manipolati e dalle limpide note di basso, emerge come elemento principale l’impalpabile frase “e d’inverno dovresti smetterla con quella giacca lì. Ti prenderai un malanno”. L’incipit di “Acquaghiaccia” farebbe sprofondare chiunque nella depressione più profonda, ricordando in modo chiaro che i Fine Before You Came, quando ci si impegnano, le cose le sanno fare veramente bene, mentre il resto del brano, stemperando il malessere iniziale con soluzioni sonore più ariose, si accompagna a un testo che in alcuni momenti assume quasi la forma di filastrocca. Cogoleto, con quel tizio al piano di sopra che vomita tutta la notte, è un mezzo patimento che non si capisce ben dove voglia andare a parare. La parte strumentale, con il pacato ribollire di batteria in primo piano, prova a dare forma all’insieme, ma il cantato forzatamente affranto, risulta privo di mordente, non riuscendo a creare né tensione emotiva, né un barlume esistenziale. Di Piano Impreciso è interessante la scelta di presentarla in acustico, accompagnata da registrazioni ambientali in grado di creare vicinanza e calore. Peccato per il testo, riassumibile in quel “bho” minuscolo piazzato in mezzo. La title track, con quell’iniziale “ti vengo a trovare appena ho del tempo. Il 30 o il 31 è un po’ presto però” lascia ancora una volta perplessi sui contenuti e sulla profondità di questo lavoro, catturando l’attenzione solo quando è la musica a parlare. Interludio Con Vento suona inconsistente in ogni sua parte e quell’iniziale “a volte ci guardo vecchia mia e non sembriamo proprio in forma” calza esattamente a pennello. Il cantato, timido e lamentoso, si mescola a melodie fiacche, in cui le chitarre sono protagoniste e il suono ricorda vagamente il post rock intellettuale di metà anni ’90 (Tortoise?). Sulla stessa linea d’onda, infine, troviamo Intorno, canzone da tre minuti e mezzo in cui alle note di chitarra e al cantato si sovrappongono echi, riverberi e altri effetti sonori di nessun particolare rilievo.
Raccontato così sembra che il nuovo album dei Fine Before You Came sia un totale disastro, ma ad onor del vero, non posso negare che la qualità complessiva, dove sicuramente ha un peso notevole la parte strumentale, risulti ancora discreta. Con oltre venti anni di carriera alle spalle, un sacco di concerti e un gran numero di dischi pubblicati (fra album, ep e live), perdersi nella stanchezza compositiva credo che sia il minimo che possa succedere. Per quanto i rischi siano molti, riuscire a mantenersi al di sopra della sufficienza è già comunque un grandissimo traguardo.
(13/03/2021)

Voto: 6