Canzoni A Richiesta – Cristallo – Cu Ti Lu Dissi

Quando una settimana fa mi ha contattato Vasco Viviani per raccontarmi di Dischi Amici e di “Canzoni A Richiesta”, ho pensato che scriverne al riguardo poteva essere una gran bella cosa, non solo perché il progetto di per sé è davvero interessante, ma anche perché il primo pezzo pubblicato mi piace un sacco e perchè la prima artista coinvolta è Cristallo/Francesca Pizzo.

Se avete fretta, cliccate qui per ascoltare “Cu Ti Lu Dissi” fatta da Cristallo, altrimenti fermatevi a leggere un po’ di info su Canzoni A Richiesta, Dischi Amici, Francesca Pizzo, Cu Ti Lu Dissi e Rosa Balistreri.

Canzoni A Richiesta
Prima di parlare del progetto “Canzoni A Richiesta” vale la pena spendere due parole su Dischi Amici, etichetta svizzera nata a Giugno 2020 che ha come motto, citando direttamente dalla pagina Facebook “Un disco per amico o amici per i dischi. Per noi è uguale. L’importante è l’affetto attraverso”. A gestirla ci pensano Vasco Viviani, Gianmaria Zanda e Damiano Merzari. Dei tre, per mia ignoranza, conosco solo Vasco Viviani, già capo dell’ormai chiusa Old Bicycle Records, nome fra i più noti nei primi anni ’10 per quanto riguarda le sonorità “altre” e per la fortissima valorizzazione del formato cassetta (la serie di uscite “Tape Crash” la consiglierei a chiunque). Detto questo, l’intenzione di Dischi Amici pare essere quella di non prendersi troppo sul serio, nonostante dietro alle quinte si noti subito la volontà di dare capitale importanza alla qualità e alla cura del dettaglio. Il primo disco pubblicato è stato quello del co-capo etichetta Forse/Gianmaria Zanda, un piacevolissimo album folk/lo fi ben accolto dalla critica e in grado di mescolare allegria e malinconia in modo incredibile (qui lo puoi ascoltare). Il secondo passo di Dischi Amici, invece, è stato quello di portar avanti il progetto “Canzoni A Richiesta”, idea folle che consiste nel commissionare canzoni ad una serie di amici, con l’intenzione poi di farne un ep da pubblicare. Le regole “tecniche” da rispettare sono poche e semplici: l’artista ha disposizione tre mesi di tempo per realizzare il pezzo; Dischi Amici paga l’artista 200 euro/chf; i guadagni saranno esclusivamente di Dischi Amici fino al raggiungimento della somma di 200 euro/chf; i guadagni successivi saranno divisi per 1/4 all’etichetta e per 3/4 all’artista. La regola “creativa”, invece, è quella più complicata da seguire e su cui si basa l’intero progetto: ogni artista deve seguire le direttive impartite dall’etichetta per realizzare il pezzo. L’idea è quella di testare le doti del musicista coinvolto, provando a portarlo su territori nuovi (che magari non ha mai preso in considerazione) partendo dalle intuizioni di chi la musica l’ascolta (in questo caso Dischi Amici). Al riguardo ho chiesto maggiori informazioni a Vasco Viviani che mi ha risposto così: “Il progetto canzoni a richiesta è una cosa parecchio semplice. Cerca di spingere gli artisti a fare dei pezzi che vorremmo ascoltare da loro, facendoli seguire linee stilistiche che probabilmente loro stessi non avrebbero mai immaginato. Per capire se e quanto la nostra idea possa essere sensata o campata per aria tocca attendere lo scadere del tempo. Poi è fatta, la carta è completamente bianca e quel che riceviamo pubblichiamo. Se il risultato dovesse essere mal riuscito la colpa sarebbe stata nostra, produttori che male hanno interpretato le capacità ed i sottotesti dell’artista. Francesca, ad esempio la conosco da anni, l’ho amata in inglese, mi sto abituando ad ascoltarla in italiano e, conoscendo la sua origine, l’ho immaginata in siculo. Secondo me è centratissima, nel senso che potrebbe uscire tranquillamente con un album su quest’onda lasciandomi a bocca aperta. Qui lo dimostra con un pezzo che ha un anno in più di me e che potrebbe essere stato inciso nel 1910 così come oggi (…) la responsabilità è di chi si prende la briga dell’investimento (Dischi Amici, ndr). Il bello è che è un’eterna scommessa, perché andiamo a chiedere cose assurde ma con un senso, non vogliamo che sia una stronzata o una provocazione sterile, ma, piuttosto, speriamo che sia un qualcosa che possa far riflettere l’artista, mettendo allo scoperto capacità nascoste”.

Cristallo
Cristallo è Francesca Pizzo, artista bolognese dalle origini siciliane. Nella prima metà degli anni ’10 ha pubblicato, insieme ad Angelo “Gelo” Casarubbia, almeno tre album e un ep a nome Melampus. I dischi, sempre focalizzati su cupe atmosfere sixties imbevute di psichedelia, elementi new wave/post punk e folk crepuscolare, si sono ritagliati nel corso degli anni uno spazio sempre più ampio all’interno della scena indipendente italiana (ascolta qui l’album “Ode Road”). Nel 2010 compare per la prima volta sulla copertina di un disco dei Baustelle (“I Mistici Dell’Occidente”), evento che si ripeterà poi nel 2017 e nel 2018 con gli album “L’Amore E La Violenza” e “L’Amore E La Violenza – Vol. 2”. Nel frattempo, nel corso del 2017, il progetto Melampus si trasforma in Cristallo, mettendo da parte l’inglese e concentrandosi su atmosfere più vicine al pop e all’elettronica. Con questo primo imprinting esce un ep per Asteria/Khalisa Dischi/Cane Nero Dischi, ma non ci vorrà molto tempo perché il duo scelga di separarsi, lasciando tutto nelle mani di Francesca. A partire da questo punto, Cristallo decide di virare sempre più verso il pop, mettendo da parte tutta l’oscurità del passato in favore di sonorità più leggere e luminose. Primo frutto di questo nuovo cambio stilistico è la pubblicazione, sul finire del 2020, dell’ep “Piano B” per Black Candy Produzioni (qui lo puoi ascoltare).

Cu Ti Lu Dissi
Quando Vasco Viviani mi ha detto che il primo brano del progetto sarebbe stato realizzato da Francesca Pizzo e che sarebbe stato un pezzo voce e chitarra in siculo, ho subito pensato che ne sarebbe uscita una rielaborazione di una canzone di Cesare Basile. A sorpresa, invece, è arrivata Cu Ti Lu Dissi, brano simbolo dell’intera discografia di Rosa Balistreri (ascolta qui la versione originale), cantautrice siciliana dalla storia complicata e abbastanza turbolenta. Nata a Licata nel 1927, vive una giovinezza rocambolesca in cui, fra le varie vicende, vale la pena ricordare il tentato omicidio del marito dopo che lo stesso aveva perso al gioco il corredo della figlia e i sette mesi di carcere per furto ai danni del padrone di casa per cui lavorava. Abbandonata la Sicilia durante gli anni ’60, vive per dodici anni con il pittore Manfredi Lombardi. Sul concludersi del decennio, dopo aver conosciuto figure di spicco quali Mario De Micheli, Ignazio Buttitta e Dario Fo, avvia la propria carriera di cantautrice, concentrando l’attenzione su brani popolari legati alla sua terra d’origine. Nel 1973 viene esclusa dal Festival Di Sanremo a causa del fatto che il brano portato risulta non inedito, mentre nel 1974 partecipa a Canzonissima. Nel mentre, prosegue la sua attività nei teatri (nel periodo 1966-1969 aveva già preso parte alle prime due edizioni dello spettacolo “Ci Ragiono E Canto”, diretto da Dario Fo), continuando a suonare, cantare e a pubblicare dischi. Dopo i picchi di notorietà avuti durante gli anni ’70, il periodo successivo risulta più calmo ed equilibrato, seppur sempre dedicato alla musica. Nel 1990, infine, muore a causa di un ictus cerebrale, sopraggiunto durante un tour in Calabria. Il riconoscimento del suo valore artistico è stato celebrato in diverse occasioni, fra le quali vale la pena ricordare il concerto tributo di Catania del 2008 “Terra Ca Nun Senti” (con la partecipazione di Carmel Consoli, Giorgia, Nada, Marina Rei, Paola Turci e diversi altri nomi) e il film-documentario “Rosa Balistreri – Un Film Senza Autore” trasmesso da Rai Storia nel 2017.
La versione di Cu Ti Lu Dissi realizzata da Francesca Pizzo si discosta dal brano originale per il semplice fatto che mette da parte tutti i possibili decori e arrangiamenti. A supportare la voce ci sono solo radi e cadenzati accordi di chitarra, mentre la voce, raddoppiata per tutta la durata del pezzo, è l’elemento centrale su cui si focalizza tutta l’attenzione. Calda e viva, emotiva e intensa, non si concede mai troppe libertà, se non quella di dare all’intera canzone un tono lievemente più cupo e aggressivo rispetto all’originale.
Curioso di sapere come mai Francesca Pizzo abbia scelto proprio questo pezzo, ho provato a contattarla. Questa è stata la sua risposta: “Ho fatto di necessità virtù. Il mio desiderio era quello di interpretare un brano della Balistreri perché ancora in troppi ignorano l’esistenza di questa incredibile artista. Per andare incontro alle orecchie meno preparate mi sono orientata sul suo pezzo più noto o forse più vicino alla nostra idea attuale di forma canzone”.
(14/04/2021)