Alfonso Cuaròn – Roma

Alfonso Cuaròn – Roma
Mi è capitato di vedere Roma solamente la settimana scorsa. Lo so, arrivo con un sacco di ritardo, ma non amo Netflix e nella mia città il film non era ancora stato proiettato (a suo tempo era uscito solo in un numero ristretto di sale, per mezzo della Cineteca di Bologna). Sapevo che al riguardo i giudizi erano incredibilmente positivi, ma a dire il vero io sono rimasto molto deluso.
La nuova pellicola di Alfonso Cuaròn (già noto per Gravity ed Harry Potter E Il Prigioniero di Azkaban) racconta del quartiere Colonia Roma di Città Del Messico, in particolare della vita di Sofia, ricca donna borghese sposata e madre di quattro figli, e di Cleo, umile domestica tuttofare al suo servizio. Gli eventi sono collocati nel periodo 1970-1971, durante i contrasti sociali dovuti alle grosse disparità fra la piccola classe medio-ricca e l’ampia classe dei poveri e poverissimi. Due storie differenti, ma in fin dei conti uguali, in cui se si è donne, non importa l’aver denaro e potere, perché in ogni caso si verrà tradite e abbandonate per mano degli uomini.
Un amaro e doloroso squarcio di vita, ricamato sopra i ricordi d’infanzia dello stesso regista, dove a brillare maggiormente sono la tecnica registica e la qualità della fotografia (non a caso per entrambe le categorie è arrivato l’Oscar).
Se la recensione finisse qui, sarebbe tutto perfetto, ma la verità è che dietro all’ottima regia e alla bella fotografia si nascondono sia una sceneggiatura piatta e monocorde che un’insufficienza descrittiva per quanto riguarda i personaggi. Gli eventi si susseguono con lentezza e senza alcun dinamismo, mentre nessuno dei soggetti principali viene approfondito o presentato a tutto tondo. Quel che emerge è una fredda voglia di concentrare tutto l’impegno sulla componente estetica, costruendo scene magistrali ma prive di calore ed emotività (si veda il drammatico salvataggio in mare, ad esempio, intenso ma chiuso su sé stesso).
Ad aggravare la situazione, inoltre, ci pensa il grosso contrasto che si viene a creare fra tendenza maniacale al realismo e inciampo madornale nell’inserire cupi presagi al sapore di magico/scaramantico. Non se ne capisce il motivo, soprattutto perché invece di aggiungere valore all’opera, concorre a squalificare la credibilità seriosa che vorrebbe comunicare.
Dispiace molto che Alfonso Cuaròn abbia fatto un film come questo, come dispiace molto che gli elogi si siano sprecati in maniera eccessiva, gonfiando il reale valore dell’opera. Per quanto mi riguarda, Roma non meriterebbe di andare oltre al sei politico.
(06/08/2019)

Voto: 6