Gli Action Dead Mouse sono una band nata a Bologna nel 2006 che ha all’attivo almeno cinque album, un ep e uno split (quest’ultimo realizzato insieme a L’Amo). Nel corso degli anni, grazie ai molti live e all’ottimo livello della loro produzione musicale, si sono ritagliati, all’interno della scena indie, una fetta di pubblico sempre più ampia e affezionata. Il loro suono, invece, partito dal post rock, dal post punk e dal math rock, si è modificato nel corso del tempo, alle volte dilatando le maglie sonore, altre volte suonando più scuro e graffiante, altre ancora cercando una via di fuga più pacifica. Come tutte le storie, però, anche questa ha avuto una fine: dall’11 Maggio 2020, infatti, i tre componenti della band hanno scelto di chiudere la loro avventura musicale, dedicandosi ognuno ai propri progetti.
Per quanto mi riguarda, anche se la cosa mi è dispiaciuta un sacco, ho pensato che l’occasione poteva essere sfruttata in modo produttivo, per cui mi sono riascoltato tutta la loro discografia e ho deciso di recensirla.

Pets And Nerds Attack Planet Earth! (2007)
Di questo primo album non ho trovato grandi notizie in giro, se non che è uscito nel 2007 per Greed Recordings, che è stato recensito su Rockit e che ne sono uscite due versioni differenti: una con chitarra e batteria che ti arrivano dritte sparate in faccia, una in cui si sentono anche gli archi. La versione che ho ascoltato io è la prima e sono convinto che il fatto di avere a che fare con uno spettro sonoro più ristretto, renda l’ascolto meno entusiasmante di quanto effettivamente volesse essere.
Il disco si compone di otto brani, tutti molto lunghi (la durata dell’intero lavoro supera l’ora) e tutti molto suonati. Per certi versi sembra di avere tra le mani un album dei Settlefish dilatato nel tempo, in cui si gioca a combinare un mucchio di post rock con molto post punk ed alcuni elementi post hardcore. Dentro ogni singolo pezzo c’è tanta roba (per non dire troppa) e la band, invece di focalizzare le energie sugli spunti interessanti, spesso si perde in un bicchiere d’acqua, facendo sfumare ottime occasioni. Un esempio di tutto questo è la conclusiva Life And Death Of A Small Turtle, che sarebbe anche un pezzo intrigante, se non fosse che dura più di dieci minuti e non si riesce a capire dove voglia andare a parare.
A togliere ulteriori punti a questo debutto, infine, ci pensa l’estetica discutibile della copertina; forse all’epoca aveva un suo senso, ma, per quanto mi riguarda, sia tredici anni fa, sia ora, l’avrei vissuta come primo segnale di allarme, indicativo di una band dalle idee poco chiare e tendente al cattivo gusto.
Voto: 6

Revenge Of Doormats And Coasters (2009)
A due anni di distanza da “Pets And Nerds Attack Planet Earth!”, gli Action Dead Mouse ci riprovano con “Revenge Of Doormats And Coasters”. Il nuovo lavoro, pubblicato ancora dalla Greed Recordings e recensito sempre e solo da Rockit (per quanto riguarda internet), si discosta dal precedente in maniera sostanziale: il minutaggio resta simile (un’ora o poco più), ma i brani aumentano nel numero, si fanno più asciutti e si concentrano sulle cose davvero importanti.
L’elemento che più caratterizza l’insieme è che gli strumenti, rispetto al passato, dialogano tra loro, dimostrando che l’unione fa la forza. La chitarra, infatti, pur rimanendo spesso in primo piano, non si prende tutto il palcoscenico, lasciando maggior spazio agli archi (la grave mancanza dell’esordio), ai fiati, al basso, alla batteria e alla voce. Tra i vari pezzi proposti vale la pena ricordare l’iniziale Tom Cruise Told Me Dan Savio Is Not Dead che, già fin dai primi istanti, fa ben capire quanto è profondo il cambio di registro che è stato messo in atto: ritmi serrati, ampio spazio agli arrangiamenti, cura delle dinamiche, passione e voglia sincera di comunicare qualcosa all’ascoltatore. Il suono è sempre vicino al post rock, al post punk e al post hardcore, ma l’influenza del math rock è preponderante. Provate a prendere l’ipnotico intreccio di chitarra di 2nd World Warhol, ad esempio, in grado di evolvere, esplodere e diventare sussurro, oppure i nemmeno quattro minuti della successiva e collegata Room 121, morbida nel suono, ma, allo stesso tempo, disturbata, nevrotica, tormentata.Gli Action Dead Mouse fanno un grande passo in avanti, dimostrando maturità, competenza e gusto. Il cantato si avvicina al Jacopo Lietti pre-italiano, non dimenticando l’insegnamento dei Settlefish, mentre la parte strumentale è sicuramente debitrice nei confronti di band quali Battles e Don Caballero.
Nell’insieme l’album funziona ottimamente, staccando di molto quello che era il disco d’esordio.
Voto: 7,5

ä (2012)
Il terzo album degli Action Dead Mouse esce dopo ben quattro anni di silenzio discografico e, dal momento della sua pubblicazione in avanti, verrà sempre ricordato con dispiacere dai tre musicisti. Il motivo è semplice, l’etichetta che aveva costantemente supportato la band (la Greed Recordings), chiude i battenti in modo irreversibile esattamente nel momento in cui il disco doveva vedere la luce, rendendone complicata la diffusione e la promozione. A causa di ciò tutto finisce in disastro: la quasi totalità delle copie rimane invenduta, le recensioni stentano ad arrivare (su internet non ne ho trovata nemmeno una) e gli ascolti sono pochissimi.
Io lo scopro per la prima volta nel 2017, nel momento in cui la band decide di “svenderlo” al solo prezzo del costo di spedizione, con l’obiettivo di farlo girare il più possibile e, con molta probabilità, di liberare un po’ di spazio in casa.
Sin dal primo ascolto colpisce fortissimo la perfetta combinazione di post rock, math rock, hardcore e lievi influenze emo. Tutto suona nervoso ed irrequieto, guidato da un suono asciutto e tagliente, sempre pronto ad affondare il colpo, sia dal punto di vista dell’energia che dell’impatto comunicativo. Rispetto alle precedenti pubblicazioni il minutaggio quasi si dimezza, portando a compimento l’opera di sintesi e di focalizzazione che già era stato iniziato con “Revenge Of Doormats And Coasters”.
Prendiamo, per esempio, Tonight, It’s Electric, il penultimo pezzo in scaletta. L’affiatamento tra gli strumenti è notevole, il dialogo costante, il nervosismo la fa da padrone e l’urgenza espressiva trabocca da ogni nota. Ad aprire, invece, c’è l’ipnotico intreccio chitarra/batteria di Eschaton In Kleistpark, in mezzo alla quale si inserisce in modo perfetto la parte cantata/urlata, prima di perdersi in una cavalcata sonora che non intende togliere il piede dall’acceleratore. Smell Like Lenny Kruscev, ancora, posta al centro dell’album, cambia faccia dieci volte, senza mai perdere coerenza o lasciare spazio a sbavature.
Per quanto mi riguarda “ä” è il miglior disco che gli Action Dead Mouse abbiano mai pubblicato; un album intelligente e maturo, dove tutto viene messo al posto giusto.
Voto: 8

Perchè Questa Casa Ci Esplode Negli Occhi? (2013)
Se il tempo che ha separato la “non” uscita di “ä” dal precedente album è stata di quasi quattro anni, la distanza che intercorre fra il terzo lavoro e la successiva pubblicazione è di soli alcuni mesi. Nel corso del 2013, infatti, il trio bolognese ritorna con i quattro brani di “Perchè Questa Casa Ci Esplode Negli Occhi?”.
Il disco, pubblicato per Triste e Flying Kids Records, si caratterizza per un suono molto più vicino all’emo, in cui la parte strumentale viene notevolmente semplificata, a partire dalla chitarra, decisamente più orientata agli accordi che alla voglia di perdersi in ipnotici arpeggi.
L’altra grande novità di questo ep è che il cantato passa dall’inglese all’italiano, assumendo un ruolo molto più centrale e spingendo sempre più verso il classico formato canzone, seppur rivisto in modo più che personale.
Il pezzo che apre il lavoro è Ginocchia, il quale, oltre a contenere tutti gli elementi appena descritti, colpisce per il suo spirito scuro e gonfio, in cui il basso emerge con prepotenza, contrapponendosi in modo netto con il suono tagliente della voce e della chitarra. La successiva I Nostri Mondiali Di Scacchi prosegue sulle stesse coordinate, lasciandosi guidare da un rabbioso senso di sconfitta, introdotto da malinconiche note piene di lacrime e chiuso da un nero e tempestoso intreccio strumentale. A lasciare un piccolissimo barlume di speranza, invece, ci pensa la successiva La Piaga Dell’Umidità, nonostante non rinunci alle tinte scure e a un esistenzialismo di fondo costantemente teso alla resa emotiva. La conclusiva E’ Una Lampadina Rossa?, infine, incancrenendosi sempre più durante il suo svolgersi fatto di pece, sudore e angoscia, trova la soluzione di tutto nell’ultimo attimo a sua disposizione, tenendo costantemente con il fiato sospeso.
Una volta arrivati a fondo disco ci si rende conto che la distanza che separa “ä” da questo ep è veramente tanta. Gli Action Dead Mouse sono sempre loro, per carità, ma tutta la componente math rock e cerebrale viene spazzata via a favore di un’urgenza espressiva sempre più impellente e incontenibile. Non c’è la stessa perizia di prima, ma l’insieme comunque funziona alla grande, catturando l’attenzione.
Voto: 7

Split Action Dead Mouse/L’Amo (2014)
A un anno e mezzo di distanza dal loro primo ed unico ep, gli Action Dead Mouse ritornano come una scintilla in mezzo alle tenebre con I Nomi Delle Ossa, pezzo contenuto nel 7” realizzato insieme a L’Amo per Fallo Dischi e To Lose La Track (tiratura cento copie).
Quanto contenuto in questo brevissimo lavoro non aggiunge e non toglie nulla a quanto già sentito in “Perchè Questa Casa Ci Esplode Negli Occhi?”: chitarra più orientata verso gli accordi, atmosfere nere, ampio spazio alle parti cantate/urlate, basso e batteria a dare forma e colore.
Sull’altro lato del disco, invece, L’Amo si lascia andare con il suo punk/emo sgangherato e folle, in grado di strappare un sorriso anche nel momento più triste e sofferto.
Un lavoro più che marginale, dedicato quasi esclusivamente ai fan più accaniti.
Voto: 6

Cascata (2016)
Con “Cascata” gli Action Dead Mouse celebrano i primi dieci anni di carriera e lo fanno nel peggiore dei modi, non perché il disco sia un disastro, ma perché dentro a questa mezz’ora abbondante di musica ci sono le cose più scure, rabbiose e tormentate che abbiano mai tirato fuori.
Il mondo descritto con “Perchè Questa Casa Ci Esplode Nel Cuore?” viene amplificato oltre ogni aspettativa, per cui il suono, giocato su un equilibrio che sa di stallo alla messicana, appare teso, sofferto, incredibilmente scuro e graffiante. Il basso e la chitarra si compensano in maniera magistrale, il primo impuntandosi su toni grassi e cavernosi, la seconda creando un intricato labirinto di note dal timbro squillante ma arrugginito. La batteria, invece, come una sorta di collante ritmico, tiene in scacco questi due pesi massimi, mantenendoli sempre alla giusta distanza e impedendone una nichilistica implosione. In mezzo a tutto questo, infine, si inserisce il cantato/urlato, il quale, appoggiandosi a testi in grado di evocare solo malesseri e fragilità esistenziali, va a colpire duro sul tasto dell’emotività, rilasciando ampie dosi di inquietudine e pessimismo.
C’è poco da dire, i tre musicisti bolognesi con questo lavoro non risparmiano niente e nessuno. Partono con il cadenzato procedere di Ginnastica Nell’Acqua, rigato da parole amare, e arrivano all’immobilità essenziale raccontata da Helvetica, brano giocato su atmosfere che fanno venire voglia di piangere, da quanto fanno male. In mezzo, un susseguirsi di tumulti a metà fra matematica e impulso istintivo, dove a farsi notare sono sicuramente la mosca intrappolata tra due porte blindate di Alluvioni, l’ipnotico trascinare di Una Muraglia Cinese e, ancora, l’algebra sonora della sempre più gonfia e incontenibile E’ Un Disgelo O Un Corso Di Nuoto?.
“Cascata” è un disco che sicuramente ha un forte debito nei confronti della produzione dei Fine Before You Came, ma rimane comunque innegabile la bontà di quanto fatto dagli Action Dead Mouse. Per quanto mi riguarda siamo leggermente sotto ad “ä”, ma siamo comunque ad alti livelli.
Voto: 7,5

Il Contrario Di Annegare (2019)
L’ultimo capitolo discografico degli Action Dead Mouse arriva nel 2019 e vede i tre musicisti impegnati in un costante lavoro di asciugatura del suono, focalizzata sul renderlo più duro e meno grasso rispetto a prima. L’ombra nera che avvolgeva completamente “Cascata”, infatti, si dirada quasi completamente, lasciando emergere l’aspro paesaggio di rocce sulla quale ci si stava muovendo: un mondo desolato e spigoloso dove torna a splendere la luce, bianca come il colore della copertina del disco. L’elettricità della chitarra, satura, ma sempre pulita e ben delimitata, dialoga alla pari con il ruggire metallico emesso dalle note di basso, mentre i colpi di batteria, anch’essi netti e ben delineati, completano il mosaico sonoro. Il cantato/urlato, invece, perde parte della sua drammaticità, allentando la morsa e lasciando all’ascoltatore la possibilità di vivere l’intera opera come meno sofferta e dolorosa.
Ad aprire il disco è Fine Di Piombo, un pezzo che riassume esattamente quanto detto fino ad ora: il suono appare duro e molto interessato all’incedere ritmico, la struttura tende a progressioni sonore volte a una riduzione della tensione, la musica acquista ampio spazio comunicativo, le parole vengono relegate a un ruolo meno centrale. La successiva Pacifico affonda il coltello nella sua parte conclusiva, in cui il ripetitivo “piove, c’è il sole, piove”, scioglie nella rabbia tutto il nervosismo accumulato in precedenza, mentre le maglie larghe di Questa Era Glaciale corrono fino all’ipnotico inizio di Parlare Nel Sonno (forse il pezzo migliore del disco). La seconda metà del lavoro, invece, è introdotta da I Planisferi Delle Scuole, brano in equilibrio precario tra nervosismo hardcore e malinconica solitudine post rock, a cui seguono le ampie praterie elettriche generate da Perifrastica Passiva (sferzate da improvvisi venti di rabbia) e l’immediatezza emo/punk della conclusiva Rimini.
Con questo lavoro gli Action Dead Mouse si concentrano di più sulla musica, ma giocano ad essere essenziali, mentre le parole appaiono meno ispirate o, quantomeno, non così vissute e sentite come in precedenza. Si scende ancora di un gradino rispetto a “Cascata”, ma la qualità generale è ancora alta.
Voto: 7
(14/05/2020)